Manicomio centrale di San Servolo a Venezia

NOME ISTITUTO: Manicomio centrale di San Servolo a Venezia
REGIONE, CITTÀ: Veneto, Venezia
INDIRIZZOIsola di San Servolo, 30100
Edificio già esistente Edificio ex novo
Dati Storici:

  • 1716-1797:  il Senato veneto istituisce l’Ospedale Militare e Manicomio centrale di San Servolo, affidato ai Padri ospedalieri di S. Giovanni di Dio, detti poi Fatebenefratelli, sotto la cui guida resterà fino ai primi anni del 1900. Inizialmente la struttura viene adibita a curare ed ospitare i militari infermi della serenissima.
  • 1725: l’ospedale viene utilizzato anche per accogliere alcuni “privilegiati” malati di mente di estrazione sociale patrizia, in grado di accollarsi le spese per il proprio mantenimento.
  • 1797: il comitato di Salute pubblica dichiara il complesso di San Servolo Ospedale Psichiatrico, aperto a tutte le classi sociali.
  • 1804: San Servolo viene dichiarato Manicomio Centrale di tutte le Province venete, della Dalmazia e del Tirolo, diventando il perno centrale di tutto il sistema assistenziale dell’area veneta, in quanto unica struttura presente sul territorio fino al 1873, data di istituzione del Manicomio femminile di San Clemente.
  • 1808: l’ospedale cessa l’attività di assistenza militare e le milizie vengono trasferite presso l’ospedale della veneta marina.
  • 1822-1824: viene realizzato un importante ampliamento dell’isola.
  • 1902: viene eletta una commissione provvisoria con l’incarico di eseguire delle ispezioni nei manicomi veneti. La gestione critica dei manicomi di San Servolo e San Clemente da parte dell’ordine dei Fatebenefratelli, porta Alfredo Ferrara, sotto delega dall’Amministrazione dell’opera pia, alla nomina di un nuovo Consiglio di amministrazione incaricato del mantenimento e della gestione dei due complessi. L’ente si pose al di sopra dei due istituti manicomiali con il preciso intento di unificare la gestione ed esercitare un migliore controllo sulle strutture.
  • 1903-1904: si attua una riorganizzazione del nucleo conventuale con importanti lavori di ristrutturazione e nuova edificazioni.
  • 1930: vengono attuati nuovi interventi di costruzione conseguenti alla riorganizzazione del complesso che sposta i malati dichiarati incurabili nella sede di San Clemente, concentrando nello stabilimento di San Servolo i degenti dichiarati curabili di entrambi i sessi.
  • 1931: l’amministrazione e gestione delle strutture ospedaliere passa sotto il controllo della Provincia di Venezia che le governa fino alla loro definitiva chiusura nel 1978.
Stato attuale:

Il soggetto conservatore attuale è Fondazione San Servolo – Istituto per le ricerche e gli studi sull’emarginazione sociale e culturale-IRSESC
Isola di San Servolo − 30133 Venezia

In seguito alla legge n. 180 del 1978 il complesso ospita la Fondazione San Servolo I.R.S.E.S.C. (Istituto di Ricerche e Studi sull’Emarginazione Sociale e Culturale) all’interno della quale sono stati collocati e inventariati gli archivi e le biblioteche del manicomio di San Servolo e San Clemente. L’area ospita altre istituzioni dedicate alla formazione, il V.I.U (Venice International University) e il Centro Europeo di Venezia per i Mestieri della conservazione del patrimonio architettonico. I locali adiacenti la Chiesa è stato allestito il Museo del manicomio di San Servolo, su progetto dell’architetto Barbara Accordi. Il percorso espositivo ripercorre la storia del manicomio, delle tecniche utilizzate e della strumentazione laboratoriale ed ambulatoriale. Nel locale adiacente la chiesa presenta la ricostruzione dell’antica sala anatomica con il tavolo autoptico. La storia monastica del complesso è invece documentata attraverso gli ambienti della farmacia del manicomio e la ricostruzione originaria delle biblioteche di San Servolo e San Clemente.

Ubicazione e architettura:

Il complesso manicomiale di San Servolo presenta un impianto ibrido, con padiglioni indipendenti e corpi aggregati al complesso conventuale preesistente, a pianta rettangolare, pianta a “T” o pianta mistilinea.
Situato sull’isola della laguna veneta, isolato rispetto al centro cittadino, il primo nucleo del manicomio di si inserisce all’interno degli ambienti del monastero, a cui si aggiungono in tempi diversi strutture costruite ex novo. Le strutture monastiche più antiche e la Chiesa di San Servolo vengono edificati dai benedettini giunti sull’isola agli inizi del IX secolo.
Il complesso conventuale subisce numerose e graduali modifiche nel corso nei secoli successivi. Durante il Settecento vengono realizzati diversi interventi voluti dall’ordine monastico allo scopo di conferire maggior monumentalità all’Istituto. Il progetto per la ricostruzione della chiesa, ultimata nel 1761, è affidato a diversi architetti e risulta attribuita dalla critica contemporanea, tra cui Giovanni Scalfarotto, a Tommaso Temanza. La facciata dell’edificio è parzialmente nascosta dal portico antistante e affiancata da due campanili con cupole a bulbo. L’aula, a pianta quadrata, ha angoli smussati e si conclude in un profondo presbiterio. La scansione rigorosa dell’interno si discosta dal decorativismo barocco ricordando la sensibilità classica del Temanza.
La pianta risalente al 1820, redatta da Padre Sestelli, presenta una struttura articolata in corpi aggregati in modo irregolare estesi su circa metà area dell’isola. Il manicomio è articolato nei corpi orientali, divisi in sezione maschile, a sud, e sezione femminile a nord. Gli ambienti lungo i cortili antistanti alla chiesa, verso ovest, ospitano i locali conventuali e i servizi generali, tra cui: la cucina, il forno, la farmacia, il laboratorio chimico e il camposanto. La chiesa risulta inglobata nel complesso per mezzo di un quadriportico.
Nel corso dell’Ottocento si attuano diversi lavori di manutenzione e ristrutturazione volti ad ampliare la volumetria degli spazi attraverso la sopraelevazione delle strutture già esistenti.
Tra il 1822 e il 1824 vengono attuati interventi di ampliamento dell’isola per far fronte della continua carenza di spazi.
Nei primi anni del Novecento si ha una riorganizzazione dell’area conventuale con la demolizione parziale delle strutture antiche che vengono affiancata da padiglioni isolati di nuova costruzione. La ristrutturazione conferisce all’edifico un’articolazione più semplice che si sviluppa attorno alla corte d’ingresso, al chiostro porticato, antistante la chiesa, ed ai due grandi cortili posti ad est, mentre al centro dell’isola viene eretto il primo padiglione moderno.
La riforma dei primi anni trenta porta all’edificazione di due nuovi edifici destinati all’osservazione e al padiglione degli agitati; lo scopo è quello di concentrare negli stabilimenti di San Servolo solo i malati definiti curabili, inviando invece alla struttura di San Clemente i degenti definiti incurabili.
Il progetto di riordino dell’edificio, diretto dall’ingegner Antonio Spandri, comprende i locali di degenza e soggiorno dei malati e l’area destinata ai servizi generali. Le due versioni, denominate A e B, hanno entrambe come scopo principale la separazione in due sezioni distinte degli uomini dalle donne e delle principali categorie di malati tra loro, di cui gli agitati dai semi-agitati e dai pazienti in osservazione. Le donne sono sistemate nel nucleo monumentale posto ad ovest dell’isola, che viene ristrutturato senza essere riformato completamente per mancanza di fondi. Le due soluzioni presentate, A e B, mentre equivalgono nel caso dei padiglioni femminili, divergono per quanto riguarda la  sistemazione della sezione maschile. La soluzione A prevede il mantenimento del padiglione centrale eretto, a inizio secolo, che viene parzialmente sopraelevato di un piano per accogliere i locali di osservazione e infermeria, mentre per la sezione agitati e semi-agitati si prospetta la costruzione di due padiglioni ex novo. Il direttore del manicomio si espresse a favore di tale progetto poiché garantiva la netta separazione tra le diverse classi di malati. La soluzione B, al contrario, non garantisce la totale separazione tra le classi di degenti, prevedendo il raccoglimento dei malati in osservazione, dei semi-agitati e dell’infermeria nel vecchio padiglione, mentre prospetta la costruzione di un padiglione ex novo da indirizzarsi alla sezione degli agitati. Il progetto esecutivo mostra la scelta della soluzione A, in seguito però modificata destinando i due nuovi fabbricati alla sezione agitati e all’osservazione. In questo modo il corpo dell’osservazione viene posto al centro del complesso, dividendo le due sezioni, maschile e femminile, e isolando il reparto agitati, che risulta confinante solo con l’area della colonia agricola. Le differenze tra i progetti e la realizzazione sono riscontrabili anche nello schema planimetrico dei nuovi edifici, in particolar modo la pianta del padiglione d’osservazione assume una forma più semplificata, a sviluppo semi-circolare con copertura piana.
Alla fine degli anni settanta, in seguito alle dismissioni del complesso, viene attuato un intervento di restauro, riqualificazione e valorizzazione, sotto la direzione dell’Ufficio Tecnico della provincia di Venezia. Per quanto riguarda gli ambienti giudicati di maggior valore monumentale è stato attuato un intervento di restauro conservativo, destinando invece gli altri edifici a funzioni totalmente nuove. I criteri generali di intervento sono stati guidati dalla volontà di mantenere i volumi dei fabbricati e le fonometrie esterne di porte e finestre, di unificare l’aspetto esterno dei padiglioni e del parco in modo da dare riconoscibilità all’intero complesso. L’intervento ha cercato di mantenere continuità di funzioni e l’antica divisione degli ambienti.

Archivio e contatti:

Sede di conservazione : Fondazione San Servolo – Istituto di Ricerche e Studi sull’Emarginazione Sociale e Culturale IRSECS
Indirizzo depositi: Isola di San Servolo n. 1 – 30133 Venezia

 

Scopri lo stato attuale del manicomio.

 

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