Manicomio provinciale di Novara

NOME ISTITUTO: Manicomio provinciale di Novara
REGIONE, CITTÀ: Piemonte, Novara
INDIRIZZOViale Roma 7 – 28100
Edificio già esistente Edificio ex novo
Dati Storici:

  • A partire dal Quattrocento i “pazzerelli” vengono ricoverati insieme agli altri emarginati e bisognosi presso l’ospedale maggiore della “Carità”.
  • 1769: viene allestito all’interno dell’ospedale Maggiore della Carità un piccolo reparto atto ad accogliere i mentecatti, i bisognosi e gli emarginati della società, in attesa che venissero smistati a spese del Comune verso Torino, Genova e Alessandria, dove già esistevano strutture apposite.
  • 1852-1865: il Ministero degli Interni fa esplicita richiesta di allestire un reparto per 50 malati di mente all’interno dell’Ospedale Maggiore, stabilendo un versamento di 300 lire per degente.
    A metà Ottocento, infatti, i malati novaresi sono ancora distribuiti tra i manicomi di Torino, Alessandria, Genova e nella struttura temporanea di Vercelli, oltre che all’interno del reparto istituito presso l’Ospedale Maggiore. Per ovviare al problema della collocazione dei pazienti viene presentato, sotto la direzione dell’architetto Antonelli, un progetto per l’ampliamento dell’Ospedale Maggiore. La proposta viene abbandonata a favore dell’ipotesi, sostenuta dal Dottore G.L Ponza,  di creare un unico complesso interprovinciale per i territori di Novara, Alessandria e Pavia, anche questa bocciata nel 1865 dall’amministrazione dell’Ospedale.
  • 1867: viene presentato il rapporto della commissione che prevede la costruzione di un unico complesso per 350 malati collocato in un sito scelto dalle principali istituzioni civiche ed assistenziali novaresi. Il Consiglio provinciale approva la proposta e incarica la Deputazione provinciale di portare avanti un progetto per la realizzazione di un ospedale per la cura di 250 pazienti.
  • 1868: la Deputazione provinciale approva il Programma di concorso per il progetto di manicomio. La commissione esaminatrice, composta tra gli altri dal direttore del manicomio torinese Stefano Bonacossa e dagli ingegneri Amedeo Peyron e Antonio Spezia, decretano vincitore l’architetto Page, l’ingegnere Modena e l’architetto Constand di Chambéry
  • 1869: il consiglio provinciale, non ritenendo realizzabile nessuna delle 27 proposte del concorso, conferisce l’incarico all’ingegnere Francesco Lucca per la realizzazione di un complesso ex novo.
  • 1870: viene presentato il progetto dell’ingegnere Lucca e sottoposto alla valutazione del dottore Cesare Castiglioni, direttore del manicomio di Mombello, e del dottor Andrea Verga, che esprimono parere negativo.
  • 1870: si propone di collocare il nuovo ospedale in un’area adiacente l’Ospedale Maggiore, posta più a sud rispetto all’edificio, con un progressivo processo di acquisizione dei terreni.
  • 1871: viene raggiunta l’estensione sufficiente per iniziare i lavori con l’acquisizione dei primi 7 lotti di terreno.  
  • 1873: approvazione del Regolamento organico del manicomio che stabilisce la nomina da parte della Deputazione provinciale del direttore.
  • 1875: inaugurazione ufficiale della struttura con il trasferimento dei primi pazienti. Il coordinamento delle custodi  della sezione femminile e delle suore addette alla gestione dei laboratori, del guardaroba e della cucina viene affidata ad una suora della Carità, mentre la gestione del reparto maschile viene affidata ai custodi.
  • 1887-1900: la struttura è protagonista di numerosi e progressivi ampliamenti che portano l’amministrazione provinciale all’acquisizione di ulteriori terreni di adiacenza.
  • 1900-1911:  vengono svolti lavori di ampliamento della struttura sotto coordinamento dell’ingegnere Milanesi, capo dell’Ufficio tecnico.
  • 1907-1911: ristrutturazione dell’edificio Bellaria cui segue quella della proprietà Bergonzoli dal 1909 al 1911, entrambi adattate alle esigenze manicomiali.
  • 1951: ulteriore ampliamento del complesso con l’inaugurazione della sezione infantile e del reparto neurologico, in cui si entra per ricovero volontario.
  • 1970: la Giunta provinciale costituisce due direzioni autonome, una per l’Ospedale psichiatrico maschile e l’altra per l’Ospedale psichiatrico femminile.
  • 1978: con l’approvazione della legge n. 180 si ritorna ad un’unica istituzione nella prospettiva di una progressiva riduzione dei posti letto e dell’attivazione di servizi territoriali.
  • 1983: avvio della dismissione della struttura psichiatrica con l’apertura delle prime due comunità terapeutiche .
Stato attuale:

Il soggetto conservatore/detentore attuale è l’Archivio di Stato di Novara, via dell’Archivio n. 2 − 28100 Novara

Il complesso mantiene la destinazione d’uso originaria di centro di assistenza e cura per le malattie mentali con una graduale riadattamento per servizi amministrativi e sanitari diversi, afferenti alla ASL n. 13.

Ubicazione e architettura:

Nel 1869 la Deputazione provinciale approva la proposta di costruzione dei un edificio da realizzarsi su un lotto rettangolare di dimensioni 150 metri per 100 metri che avrebbe dovuto prevedere, distinti in una sezione maschile e una femminile, 250 posti letto, una cappella, cortili e giardini di pertinenza ad altri locali di servizio. Nel 1869 la Deputazione, non ritenendo valide nessuna delle 27 proposte in concorso, affida la direzione del progetto all’ingegnere Francesco Lucca che presenta un progetto di costruzione ex novo su un lotto di terreno di metri 147 per 127, con una fascia perimetrale di rispetto di almeno 100 metri. Nel 1870 il progetto viene rifiutato e si presenta una nuova proposta che prevede la costruzione di un edificio posto a sud dell’Ospedale Maggiore, con un processo di acquisizione progressivo di terreni. Raggiunta l’estensione sufficiente nel 1871 vengono avviati i lavori di costruzione. L’anno seguente la Deputazione provinciale demanda la collocazione delle singole destinazioni d’uso ad una commissione composta dall’ingegnere Lucca, il professor Bonacossa e il Dott. Biffi, direttore del San Celso di Milano. Il manicomio avrebbe ospitato una sala per convegni, due refettorio, un laboratorio, spazi per 220 degenti distinti per classi in paralitici, dementi, vecchi, deboli e semi agitati, clamorosi ed epilettici, convalescenti e tranquilli, malati accidentali e inclini al suicidio.
Al 1877 le condizioni della struttura sono documentate dalla descrizione di Carlo Negroni nelle Monografie Novaresi. Il manicomio, ospitante circa 300 degenti, si presenta in stile lombardo diviso in tre grandi corpi destinati all’alloggio dei medici e degli impiegati, il primo; il secondo, descritto come il più vasto, accoglie i malati tranquilli e annette, nella parte centrale, l’oratorio; infine il terzo corpo è destinato ai furiosi e suicidi. I tre corpi sono riuniti da gallerie e corridoi coperti, la galleria centrale serve a collegare il primo con il secondo corpo e con l’oratorio, oltre a separare la sezione maschile, posta a destra, da quella femminile, sulla sinistra. Il corridoio laterale con funzione di disimpegni delle camere mette in comunicazione il secondo corpo del complesso con il terzo. I primi due corpi si presentano a due piani oltre al pian terreno, mentre il terzo è ad un piano solo. Il complesso è dotato di otto cortili, quattro per sesso, posti anteriormente all’ultimo corpo ed interposti tra gli alti due. Nei sotterranei sono collocate le cucine, magazzini, locali dedicati alle cure idiopatiche; al pian terreno si trovano i refettori e i laboratori, mentre ai piani superiori i dormitori. Situato tra l’edificio e il muro di cinta si trovano, a destra e sinistra, vasti spazi verdi coltivati ad orto o giardino nei quali i malati più tranquilli e in forze possono lavorare.
Nel 1880 l’ingegnere Lucca presenta un progetto di ampliamento che prevede la costruzione di padiglioni per suicidi e l’inserimento di aree verdi per la piantumazione di sempreverdi.
Nel 1887 l’ingegnere Fortunato Isola progetta due nuovi padiglioni per gli epilettici di sesso maschile e femminile.  La continua espansione della struttura costringe l’amministrazione all’acquisizione di ulteriori terreni adiacenti al perimetro del manicomio. Nel 1898 vengono eretti tre padiglioni per la colonia agricola, un casino bagni e il muro di cinta. La colonia agricola viene costruita l’anno successivo, nel margine meridionale del lotto, in un’area fisicamente separata dal resto della struttura da un canale. I continui ampliamenti del manicomio nel corso degli anni vengono portati avanti mediante la costruzione di edifici ex novo sui terreni adiacenti l’area già edificata, ma anche grazie all’acquisizione e alla ristrutturazione di fabbricati e cascine già esistenti, adattate alle esigenze manicomiali dall’Ufficio Tecnico ed impiegando nei cantieri gli stessi degenti. Nel 1907 viene acquistato e ristrutturato l’edificio Bellaria a cui segue il riadattamento della proprietà Bergonzoli, tra il 1909 e il 1911. L’anno seguente l’ingegnere Milanesi elabora il progetto per la realizzazione di un padiglione per i malati cronici ed uno di osservazione, ad ovest del fabbricato di amministrazione, sul perimetro del lotto affacciato su viale Roma. La realizzazione dei due padiglioni si conclude rispettivamente nel 1920 e nel 1927, anno di costruzione della cascina Pinel, che viene riadattata a padiglione per i malati tranquilli, su progetto dello stesso Milanesi.
All’inizio degli anni Cinquanta si inaugura la sezione infantile e quella neurologica e viene riorganizzata la degenza, collocando nel nucleo centrale della struttura la sezione agitati ed il reparto di sorveglianza.

Archivio e contatti:

  • Azienda Sanitaria Locale Torino 3 (A.S.L. TO 3)
    Biblioteca medica: Indirizzo deposito: via Martiri XXX aprile n. 30 − 10093 Collegno (TO)
  • Azienda Sanitaria Locale Torino 3 (A.SL. TO 3)
    Comunità Casa Verbena, ex Reparto 6
    Indirizzo deposito: via Martiri XXX Aprile n. 30 − 10093 Collegno(TO)

 

Ti potrebbe interessare anche...