Manicomio provinciale di Santa Croce a Macerata

NOME ISTITUTO: Manicomio provinciale di Santa Croce
REGIONE, CITTÀ: Marche, Macerata
INDIRIZZOBelvedere Raffaello Sanzio, 1 – 62100
Edificio già esistente Edificio ex novo
Dati Storici:

  • 1863-1871: progettazione ex novo del manicomio. Macerata era stata la prima città marchigiana a progettare ex novo il manicomio, realizzato pressoché contemporaneamente a quello romano di Gianicolo, opera di Francesco Azzurri. Le premesse alla costruzione del nuovo manicomio provinciale maceratese prendono corpo intorno agli anni Quaranta-Cinquanta dell’Ottocento, quando la psichiatria vive il passaggio da una visione filantropica del problema all’interesse per gli aspetti medici e architettonici. Non a caso a Macerata, come a Siena, trovano concreta attuazione gli ideali degli psichiatri progettisti. Giovanni Gualandi, Filippo Cardona e Giuseppe Girolami, provenienti da Roma e da Pesaro a distanza di pochi anni uno dall’altro, in una stretta collaborazione con gli ingegneri dell’ufficio tecnico provinciale, partecipano concretamente alla progettazione: all’architettura è assegnato un indiscutibile ruolo terapeutico. Già prima, però, distaccandosi dai precetti romani, si erano stabiliti proficui contatti con Antonio Galloni, direttore del San Lazzaro di Reggio Emilia.
  • 1859: Gualandi, direttore del manicomio di Roma, è a Macerata per esaminare il progetto elaborato da Camillo Prosperi. Ritiene il modello valido nelle scelte, salvo la necessità di riorganizzare gli spazi interni dopo un confronto con le più recenti opere sull’argomento.
  • 1869: la Deputazione provinciale chiede nuovamente il controllo di un alienista. Da Pesaro è chiamato Cardona, direttore del San Benedetto “per suggerire quei miglioramenti che nelle sue vedute scientifiche stimasse opportuno doversi adottare alla migliore riuscita dello stabilimento”, in termini di governo dello stesso, di gerarchie da attribuire alle componenti medica e amministrativa, e di autorità da attribuire al medico direttore e all’economo. Quali esempi migliori, Cardona cita i manicomi di Milano Mombello, il Bonifazio di Firenze e di Aversa, al cui direttore Biagio Miraglia sottoporrà la propria relazione, suggerendo opportune modifiche alla costruzione, sulla base dei precetti igienici e architettonici dettati da Giovanni Stefano Bonacossa.
  • 1870: Girolami svolge il ruolo di direttore in via transitoria e gli viene affidato il riesame del sistema distributivo, mutato in seguito alle osservazioni di Cadorna. Girolami aveva a lungo viaggiato in Europa, riassumendo la sua esperienza in più scritti. A lui si devono la stesura dello Statuto sia del Regolamento organico sia il discorso inaugurale alla cerimonia d’apertura del manicomio di Macerata, nel quale afferma di essere convinto che “i morbi mentali sono le mura del Manicomio che in gran parte risanano: sono i collettivi espedienti igienici, la quiete, le occupazioni, le distrazioni, l’ordine infine che grandemente coadiuvano il buon risultato: è altresì la forza morale che promana dalla persona del Direttore”. Non si può negare che l’edificio principale sia un buon esempio, anche se marginale, tra quelli che si stavano producendo al momento in Europa. Più curiosa è l’invenzione dei due villini, ambedue aventi libero accesso dall’esterno per consentire ai degenti paganti di conservare la dignità del proprio status sociale e contemporaneamente di essere curati a livello sanitario: una formula ibrida fra manicomio e casino di villeggiatura.
  • 3 Luglio 1871: inaugurazione del manicomio.
  • 1877-1880: direzione di Enrico Moselli. Si realizzano sostanziali miglioramenti funzionali, organizzativi e distributivi, attuati avendo come modelli il San Lazzaro di Reggio Emilia e i nuovi principi psichiatrici dell’alienista Carlo Livi. Rende il manicomio maceratese più efficiente con l’attivazione della colonia agricola Esquirol e della colonia industriale, istituisce il Museo craniologico, l’Osservatorio meteorologico, l’archivio clinico e una piccola biblioteca, stampa la “Gazzetta del Manicomio” come resoconto di questa comunità separata. Libertà, cura, lavoro: sono le tre parole con cui esemplifica il progresso scientifico qui raggiunto.
  • 1900 circa: rinnovati lo Statuto e il Regolamento, il manicomio maceratese raggiunge il massimo sviluppo e grande notorietà, tanto da essere citato come esempio da imitare per organizzazione funzionale e razionale sistemazione complessiva, che ora comprende la sede distaccata di Villa Lauri.
Stato attuale:

Rimasto in funzione fino al 1998 è al presente frammentato in due proprietà, Asur- Area vasta n. 3 – Macerata e Università degli studi di Macerata. Ospita funzioni sanitario-assistenziali e, in futuro, accoglierà quelle residenziali- universitari di eccellenza, per le quali sono in corso lavori di recupero e di ristrutturazione.

Ubicazione e architettura:

A Macerata si applica un sistema misto, a blocco articolato, di matrice francese o chiamato in anni successivi “a sistema germanico”, e a villini e padiglioni isolati, secondo il modello anglosassone. Sul colle di Santa Croce, un luogo ameno a quota 320 metri sul livello del mare e a distanza di un km dalla città, è così costruito il nuovo manicomio riutilizzando parte dell’ex convento. Si mantengono la maestosa chiesa parrocchiale e l’ex foresteria settecentesca, e si adatta il vecchio progetto alla nuova situazione, collegandolo alle preesistenze. L’ingresso al manicomio è caratterizzato da due piccoli edifici uniti da una cancellata, e sormontati dalle statue del Chienti e del Potenza, fiumi caratterizzanti del territorio. Un breve viale tra i giardini e passeggi conduce al fabbricato principale, che si articola in un blocco centrale, asservito a una corte allungata con terminazione semicircolare, e de corpi di fabbrica laterali su due e tre piani, uno dei quali si innesta sul fianco della chiesa con un portico per il passeggio. La tripartizione del fronte centrale è risolta in forme puriste di tradizione neoclassica, ed è caratterizzata da sei paraste di ordine gigante, ionico, a due ali laterali riquadrate da cantonali. Il corpo centrale è riservato ai servizi generali, che separano la divisione per le donne da quella per gli uomini. Il sistema costruttivo utilizzato è quello della tradizione locale: materiale lapideo e laterizio, solai a volte laterizie e a cameracanna, soffitti alla maceratese; particolare attenzione è dedicata alla scelta d’innovativi impianti tecnici e tecnologici.

Il fabbricato principale è circondato da un vasto parco (bosco con alberi d’alto fuso e prati), dove sono le latrine e la neviera-ghiacciaia, mentre una strada alberata di circonvallazione è usata come passeggio; inoltre, per l’approvvigionamento idrico sono previste numerose cisterne d’acqua. Il complesso manicomiale è chiuso da una bassa cinta muraria ai cui estremi nord-ovest e sud-ovest sono due villini indipendenti, il Casino Chiarugi per i pensionanti uomini e il Casino Pinel (poi Morselli) per le pensionanti donne, accessibili dall’esterno in modo autonomo. Disposti organicamente nell’area, estesa nel 1878 con una vasta colonia agricola, nel tempo saranno aggiunto diversi padiglioni.

A cavallo del 1900 l’attività edilizia si è concentrata nell’area occidentale, con l’aggiunta di: lavanderia, molino-panificio-pastificio, un padiglione per i tranquilli, ricostruzioni, sopraelevazioni, aggiornamenti tecnologici e nuove strade di collegamento interno.

Archivio e contatti:

Sedi di conservazione:

  • Archivio di Stato di Macerata
    Indirizzo depositi: corso Cairoli, n. 175, Macerata
  • Azienda sanitaria unica regionale − ASUR Marche. zona territoriale n. 9. Macerata ex ospedale neuropsichiatrico
    Indirizzo depositi: via Belvedere Sanzio, n. 1, Macerata

 

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