Manicomio provinciale Tirolese a Pergine Valsugana

NOME ISTITUTO: Manicomio provinciale Tirolese a Pergine Valsugana (altre denominazioni:  Tiroler Landes-Irrenanstalt Pergine; Ospedale provinciale della Venezia Tridentina; Ospedale provinciale della Venezia Tridentina in Pergine; Ospedale psichiatrico della Provincia di Trento)
REGIONE, CITTÀ: Trentino-Alto Adige, Perigine Valsugana
INDIRIZZO: Via S. Pietro, 4 – 38057 
Edificio già esistente Edificio ex novo
Dati Storici:

  • 1830: viene aperto il primo manicomio nella Contea del Tirolo a Hall.
  • 1874: si decide di costruire un nuovo complesso nel Tirolo italiano.
  • 1877: la scelta ricade sul comune di Perigne Valsugana, il progetto realizzato da Josef Huter e Karl Lindner.
  • 1882-1892: direttore Heinrich Sterz
  • 1893: direttore Alois Waldhart
  • 1893-1912 direttore Aurel Zlatarovic
  • 1914: il manicomio diviene ospedale militare fino al 1919, sotto la direzione di Guido Garbini.
  • 1922: apertura della succursale presso il ricovero Romano di Naomi.
  • 1940: istituito reparto neurologico
  • 1947-1969: direzione di Emilio Dossi, apertura della succursale presso maso Martino nella colonia di Vigolzano.
  • 1973: riorganizzazione interna dei reparti.
  • 2002: chiusura del manicomio.
  • 2002-2013: conversione della struttura ad uso attuale.
Stato attuale:

Tra il 2002 e il 2013 il corpo principale è stato parzialmente ristrutturato per ospitarvi le scuole superiori del Comprensorio dell’Alta Valsugana con una nuova palestra, l’Assessorato Sanità della PAT, l’ASL. Sono state distinte due aree a parco, una sempre aperta, l’altra recintata. Si è avviato un programma di salvaguardia del patrimonio arboreo.

Ubicazione e architettura:

Il manicomio di Pergine Valsugana si pone come polo intermedio tra psichiatria italiana e psichiatria mitteleuropea.

Nell’Ottocento il complesso manicomiale di Pergine Valsugana apparteneva all’Impero austroungarico e sorgeva nella Contea principesca del Tirolo dove aveva peso rilevante il principato vescovile di Trento.

Nel 1830 viene aperto il primo manicomio nella Contea del Tirolo a Hall in un antico monastero di clarisse a circa 10 km da Innsbruk, dove sarebbero dovuti essere ricoverati anche i malati di mente di lingua italiana ma la differente lingua e la diversità di abitudini fecero sorgere una lunga diatriba istituzionale che contrappose amministratori, uomini di governo e alienisti.

Nel 1877 si decide di avviare la costruzione di un nuovo manicomio (Landesinneranstaldt) a Pergine, cittadina circondata dai monti, nella zona di Maso San Pietro, abbastanza isolata seppur abitata e circondata da boschi, campi, vigneti ai piedi e sui pendii del monte, percorsa da un canale e da un ruscello. La costruzione del complesso rappresentò un’importante fonte di lavoro per la comunità locale che si mostrò però riottosa al suo insediamento.

Il manicomio era concepito come un unico fabbricato di grandi dimensioni secondo la forma planimetrica a E, un monoblocco connesso tramite passerelle a due prolungamenti delle due ali del corpo centrale, orientato a nord-ovest. Il corpo centrale fu alzato di tre piani per gli alloggi dei custodi, camere per le visite dei parenti, sala biliardo e sala per le feste al piano terra; uffici della Direzione, amministrativa e sanitaria, cappella a doppia altezza al primo piano; appartamenti del direttore, del custode e del cappellano al secondo piano.
Il braccio intermedio della E ospitava l’alloggio per le suore con cappella privata, cucina e magazzini. I prolungamenti estremi della E accoglievano il reparto per gli agitati e i semiagitati, distinti per sesso. Lo spazio libero al centro della planimetria venne occupato da un padiglione per i bagni, un locale obitorio, due costruzioni usate come deposito.

Per la costruzione si utilizzarono pietrame per le fondazioni e le murature; grandi quantità di legno per le travi del sottotetto che dovevano sopportare il peso delle lastre in porfido del manto di copertura negli edifici più grandi.; stucchi e decori nel salone delle feste e nella cappella. Il riscaldamento era presente solo nei dormitori dei degenti, non nei corridoi. Uffici, alloggi delle suore e infermieri erano riscaldati con stufe a legna.

A cavallo tra i due secoli si discute il passaggio dalla tipologia austroungarica dei manicomi in grandi edifici con lunghi corridoi (Korridoranstalten) alla tipologia per padiglioni (Pavillonsystem), più adatta alle tre cure dei malati: cura clinica, cura idroterapica e ergoterapica. Vengono costruiti tra il 1903 e 1905 due padiglioni e si acquistò un grande terreno a Vigalzano per il lavoro agricolo. I malati si occupavano della coltura di 2000 alberi di conifere e 500 di frutta e si aprì in tempi brevi una azienda agricola che produceva vino, castagne, frutta e grano.

Nel corso della Prima Guerra Mondiale il manicomio divenne ospedale militare: i degenti vennero trasferiti e ritornarono solo nel 1919, sotto la direzione del primo direttore italiano Guido Garbini in carica fino al 1923.

Nel 1922 venne aperta una nuova succursale del manicomio presso il ricovero Romano di Naomi per i pazienti tranquilli. Nel 1927 venne aperto il padiglione per l’osservanza dei malati.

Con la Seconda Guerra Mondiale molti malati vennero soppressi secondo il programma nazista della Aktion T4 per l’eliminazione di persone affette da menomazioni fisiche e psichiche.

Intanto nel 1940 era stato istituito un reparto neurologico, detto anche di “libera accettazione”, che sarà chiuso poi nel 1970. Tra il 1947 e il 1969 il dottor Emilio Dossi aprì una nuova succursale a maso Martini nella colonia di Vigolzano per malati tranquilli.

Nel 1973 l’organizzazione interna mutò radicalmente con l’introduzione del principio di suddivisione dei reparti, non più secondo il criterio dell’intensità dei malati ma secondo la provenienza. Oggetto di graduale conversione dal 1978, il manicomio chiuse nel 2002.

Archivio e contatti:

Sede di conservazione:

  • Azienda provinciale per i servizi sanitari
    Indirizzo depositi: Distretto sanitario Alta Valsugana
    Direzione U.O. n. 3 di Psichiatria-Distretto sanitario Alta Valsugana,
  • Azienda provinciale per i servizi sanitari della Provincia di Trento

 

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