Manicomio San Niccolò di Siena
NOME ISTITUTO: Manicomio San Niccolò | ||
REGIONE, CITTÀ: Toscana, Siena | ||
INDIRIZZO: Via Roma, 56 – 53100 |
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Dati Storici:
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Stato attuale:
Il soggetto conservatore attuale è l’Azienda Sanitaria Locale. |
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Ubicazione e architettura:
Nel 1870 viene creato un nuovo edificio che garantisse il passaggio al trattamento morale, Livi operò una divisione dei degenti per sesso , classe sociale e in base al comportamento e alle necessità assistenziali. L’architetto romano Francesco Azzurri incominciò i lavori che comprendevano un grosso edificio centrale riunendo tutti i malati, tranne quelli a pagamento e gli agitati. La scelta di rilievo fu quella di sostituire l’architettura conventuale con quella di un grandioso palazzo da villa signorile con paramento a bugnato fornendo un tono rinascimentale. La posizione era ottimale in quanto isolato e tranquillo, circondato da vasti terreni che lo isolavano da qualsiasi abitazione pur restando dentro la città e in aperta campagna. Azzurri crea un’apertura monumentale verso la città da cui attraverso un giardino e un’ampia scalinata si giungeva ai tre ingressi che conducevano all’atrio del manicomio la cui rigida struttura simmetrica era organizzata intorno a due cortili rettangolari divisi dallo stretto corpo della cappella, più simile all’interno a un ospedale che ad una villa signorile. Nel 1873 Azzurri disattende le indicazioni di Livi (trasferito a Reggio Emilia) e costruì una grande colonia agricola e successivamente vi affiancò diverse colonie industriali. Solo due erano gli edifici che sfuggivano alla centralità dell’impianto: la villa per i malati a pagamento, realizzata nella vasta tenuta agricola e annessa al manicomio nel 1877 e il quartiere Conolly per gli agitati di ambo i sessi. Se la disposizione a raggiera delle celle può ricordare il Panopticon di Bentham e far immaginare un rigido sistema di controllo, la distribuzione degli ambienti confina i sorveglianti all’ingresso creando refettori e corridoi scoperti e tra le celle e i giardini non c’era nessuna chiusura, secondo la terapia Open Door. Così concepito, la struttura non aveva niente di meglio da offrire rispetto al vecchio edificio, solo poco dopo venne creato un vero villaggio del lavoro, dove c’erano officine e laboratori. Il sistema a colonie era affiancato da quartieri come il Ferrus, destinato agli idioti, le officine unite a padiglioni per il ricovero degli alienati e l’edificio centrale riuniva malati di sesso diverso. Dal 1909 al 1932 l’architetto Mariani crea nuove colonie industriali come la tessenda, introduce riscaldamento e illuminazione elettrica dentro gli edifici, nuove ville per malati a pagamento. Padiglioni e quartieri diventavano reparti, con la progressiva riduzione degli ambienti destinati al lavoro, e l’aggiunta dell’Università Senese con il suo reparto di clinica psichiatrica ospitata nell’edificio centrale. |
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Archivio e contatti:
Sede di conservazione: azienda Sanitaria Locale n. 7 |