Ospedale psichiatrico “Carlo Besta” di Sondrio
NOME ISTITUTO: Ospedale psichiatrico “Carlo Besta” di Sondrio (altre denominazioni: Manicomio Provinciale di Sondrio) | ||
REGIONE, CITTÀ: Lombardia, Sondrio | ||
INDIRIZZO: Via Besta Carlo – 23100 |
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Dati Storici:
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Stato attuale:
Alla fine degli anni Trenta i ricoveri raggiunsero la cifra di 355 e, grazie a notevoli migliorie, l’istituto si era trasformato in un moderno ospedale psichiatrico; purtroppo il secondo conflitto mondiale segnò un terribile periodo di terribili difficoltà per la carenza di cibo, vestiario, riscaldamento e più in generale di assistenza medica: basti dire che nel solo 1944 vi furono 70 decessi, quasi tutte per forme tubercolari. La rinascita fu faticosa e guidata, a partire dagli anni Cinquanta, dal direttore D. Cargnello che avviò rinnovamenti e ampliamenti che consentirono alla fine degli anni Sessanta di accogliere 500 degenti. La chiusura dei manicomi a seguito della legge n. 180 del 13 maggio 1978 fece confluire l’istituto nella USL n.2. |
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Ubicazione e architettura:
Prototipo di riferimento fu il manicomio di Udine, del quale nell’archivio provinciale si trova documentazione. Il dottor Polatti riprese sia le indicazioni fornite dal dottor Giuseppe Antonini (direttore dei manicomi di Voghera e di Udine e futuro direttore del manicomio di Mombello) sia le caratteristiche del progetto dell’ingegner Giovan Battista Cantarutti per Udine (con adattamenti dimensionali). L’impianto planimetrico è basato su un’ampia spina centrale sull’asse di simmetria era pensata per accogliere i fabbricati dei servizi: edificio della direzione e dell’amministrazione, padiglione dei servizi generali, padiglione per le cure idroterapiche, lavanderia. Sul fianco sinistro erano collocati i due padiglioni per le donne e sul lato opposto due speculari maschili. Il primo edificio (che aveva le stesse forme dell’infermeria udinese) venne destinato al ricovero dei pazienti tranquilli e all’infermeria. Il secondo con pianta a “I” fu destinato ai pazienti semi-agitati e agitati (divisione in pericolosità comportamenti). I due padiglioni erano inseriti in rettangolari giardini perimentati con recinzioni metalliche e distanziati da un viale perpendicolare alla spina centrale. Dall’assetto udinese vennero ripresi anche dei criteri open door: anziché l’alto muro di isolamento, fu predisposta sull’intero perimetro una recinzione metallica ad eccezione della sezione isolata degli agitati. |
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Archivio e contatti:
Sede di conservazione: Azienda Sanitaria Locale n. 2 |