Ospedale psichiatrico provinciale di Padova

NOME ISTITUTO: Ospedale psichiatrico provinciale di Padova (Altre denominazioni: Ospedale psichiatrico provinciale di Brusegana, Manicomio provinciale di Padova)
REGIONE, CITTÀ: Veneto, Padova
INDIRIZZO: Via dei Colli 4 – 35143
Edificio già esistente Edificio ex novo
Dati Storici:

  • 1901 (seduta del 28 giugno): il Consiglio provinciale di Padova decreta l’erezione di un manicomio cittadino.
  • 20 novembre 1902: posa della prima pietra e immediato avvio del cantiere: si inizia dalle fondazioni del palazzo della Direzione.
  • 16 giugno 1907: inaugurazione del manicomio. Già nel 1906 Ernesto Belmondo, ordinario di Psichiatria a Padova, ne era stato nominato direttore; è per suo volere che l’ospedale viene basato sul programma del no-restraint, di cui Belmondo è uno dei più noti sostenitori in Italia, con il divieto di usare qualsiasi mezzo contenitivo.
  • 1907-1912: lavori di manutenzione ordinaria
  • 1912-seconda metà degli anni ’50: l’Istituto è oggetto di numerosi ampliamenti e varie modificazioni, con responsabilità, a livello progettuale ed esecutivo, degli ingegneri dell’Amministrazione provinciale.
Stato attuale:

Il soggetto proprietario risulta oggi essere l’USSL n. 16 – Dipartimento Socio Sanitario dei Colli; si registra tuttavia uno stato di parziale abbandono.

Ubicazione e architettura:

Situato lungo la strada Euganea a 2 km da Padova, esso sorge in posizione appartata anche per la presenza del cavalcavia Brusegana che, posto a una quota più elevata rispetto al suo ingresso, ne occlude quasi del tutto la vista dall’esterno. Il suo parco, arricchito con diverse specie arboree dall’ultimo direttore professor Ferdinando Barison, che ne auspicava l’apertura al pubblico, rappresenta oggi un polmone verde di grande valore ambientale, a poca distanza dal centro di Padova.

Il progetto è elaborato nel 1899-1902 circa, dall’ingegner Francesco Sansoni insieme a Belmondo: mostra un ospedale capace di 600 posti in tutto, equamente divisi tra uomini e donne. Principio alla base della progettazione è l’applicazione delle teorie del no-restraint secondo il quale si devono evitare segni evidenti di segregazione, quali inferriate e muri di cinta continui, pur introducendo chiusure di precauzione, come gli scuri a chiave delle finestre dei dormitori. Prudentemente anche nei cortili, non completamente circondati da mura che impediscono ogni vista dell’esterno, alcuni lati vengono chiusi con rete metallica, in modo da non negare del tutto l’allargamento delle visuali ai pazienti.

L’ospedale presenta una tipologia intermedia tra l’ospedale a padiglioni isolati e quello a padiglioni continui, di cui mancano i corridoi chiusi di collegamento (per dotare gli ambienti di una maggiore aerazione e illuminazione e al fine di meglio collocare gli ammalati).

La pianta è basata su un doppio asse di attraversamento: quello della Direzione e dei servizi al centro (con orientamento sud-nord) incrocia l’asse dei due gruppi di padiglioni per i malati, allineati lungo viali alberati (sezione maschile a sinistra e sezione femminile a destra).

L’asse centrale ha inizio dal palazzo della Direzione, che fronteggia la strada pubblica, in cui sono collocati gli uffici amministrativi al pianterreno e le abitazioni del direttore e dei medici nei due piani superiori; al centro del lotto si trova l’edificio a corte dei Servizi generali in cui sono ospitati, a pianterreno guardaroba, cucina e dispensa, cantina, farmacia; al piano superiore, gabinetti scientifici, biblioteca, un ampio salone per le ricreazioni e gli alloggi per le suore; in fondo al lotto, verso nord, un altro gruppo di fabbricati accoglie lavanderia, generatori del vapore, macchine per la produzione della luce elettrica, officina meccanica, magazzini del carbone.

Per gli alloggi dei pazienti sono invece previsti quattro distinti gruppi edilizi, ognuno dei quali comprende tre padiglioni divisi tra loro da brevi corpi di fabbrica, in cui si trovano i bagni, e un passaggio coperto, che funge da collegamento ai tranquilli – uomini e donne –, ai convalescenti, alle infermerie e ai dozzinanti sono destinati i padiglioni più vicini all’ingresso, a uno o due piani; gli altri padiglioni sono generalmente ad un solo piano.

I padiglioni del secondo viale sono destinati ai malati in osservazione e ai più rumorosi: epilettici, alcolisti e deliranti.

Oltre il recinto, verso nord, si trova un fabbricato per servizi necroscopici, che comprende un piccolo vestibolo, la sala delle autopsie, il deposito delle salme, un gabinetto medico, un locale per magazzino e rimessa delle lettighe, e un padiglione d’isolamento per malattie infettive, a un solo piano, costituito da due piccoli dormitori per ammalati, un paio di stanze per infermieri, bagno, cucina e pochi altri ambienti di servizio.

Poiché Belmondo valorizza il lavoro come strumento terapeutica, il manicomio è dotato di diversi laboratori, ove gli assistiti possano svolgere attività manuali, e di una estesa colonia agricola di 170.000 mq, comprendente alloggi disseminati nella campagna per i malati tranquilli.

L’impianto eseguito corrisponde al progetto generale dell’ingegner Sansoni, tranne che per l’eliminazione di alcuni villini ai lati della Direzione, destinati a dozzinanti e tranquilli, ai quali viene invece riservato un numero esiguo di posti nei padiglioni comuni.

L’11 luglio 1904 viene posata la prima pietra anche per la costruzione della chiesa, situata all’estremità del primo viale a est, tra due filari di tigli: realizzata in stile neoromanico e distrutta, è in seguito sostituita negli anni cinquanta da quella attuale, in cemento armato e vetro, situata a ovest del complesso al termine del secondo viale.

Archivio e contatti:

Sede di conservazione: Archivio di Stato di Padova
Indirizzo depositi: Via dei Colli, 24 – 35143 Padova

 

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