Manicomio di Ascoli Piceno in Fermo
NOME ISTITUTO: Manicomio di Ascoli Piceno in Fermo | ||
REGIONE, CITTÀ: Marche, Ascoli Piceno | ||
INDIRIZZO: Via Dante Zeppilli, 18 – 63100 |
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Dati Storici:
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Stato attuale:
Dopo la chiusura, parte del complesso dell’ospedale psichiatrico viene riconvertito in centro riabilitativo, assistenziale e sanitario (Cras). |
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Ubicazione e architettura:
Il complesso conventuale, posto al di fuori delle mura urbane, era stato alienato dal Regno d’Italia e nel 1863 assegnato in concessione al Municipio di Fermo che, nel 1864, lo destina a sede dell’ospedale civile e militare. La convivenza tra le due istituzioni, manicomio e ospedale civile e militare, perdurerà fino al 1895, quando il convento diviene sede definitiva del manicomio provinciale di Ascoli Piceno in Fermo. Il convento dell’Annunziata è situato poco al di fuori della porta est della cinta muraria, su un terreno in forte pendenza che fino ai primi anni del Novecento è in prevalenza destinato ad attività agricole. Prima dei pesanti interventi di riconversione operati nel Novecento, il complesso conventuale era costituito dalla chiesa, un organismo a tre navate munito di transetto e coro, e dal convento, un corpo a più ali di ambienti disimpegnati da una coppia di chiostri, posto come di consueto a sud dell’edificio ecclesiastico. La compresenza al suo interno del manicomio provinciale e dell’ospedale civile e militare spiega la decisione del consiglio provinciale di Ascoli Piceno di approvare la convenzione con la quale dal 1874 viene concesso alla Congregazione di gestire anche l’istituto psichiatrico. Tra il 1895 e il 1896, la Congregazione si limita a finanziare la costruzione di un solo corpo di fabbrica, rivelatosi subito inadatto e inefficiente. È una lunga manica, sviluppata su due piani distribuiti da una corsia di degenza centrale. È collegata all’ala est del convento, rispetto alla quale si dispone in parallelo e a debita distanza, per tramite di una coppia di gallerie trasversali che dividono lo spazio libero intercluso in tre cortili di diversa ampiezza. Dopo il 1909 ha inizio una lunga fase di trasformazioni e riadattamenti, ispirati da necessità di adeguare le strutture esistenti alle richieste funzionali delle più moderne tecniche della medicina psichiatrica. L’impulso teorico a tali trasformazioni viene in particolare condotto dal contributo di due figure: Augusto Tamburini e Tomolo Righetti. Augusto Tamburini pone le basi per la realizzazione di interventi volti a razionalizzare gli spazi e al miglioramento delle condizioni di degenza dei pazienti, suddividendo i malati per sesso e patologia onde ottenere il minore affollamento delle camere e la creazione di spazi collettivi. Tomolo Righetti, direttore dal 1909 al 1921, muta profondamente l’organizzazione e le qualità degli edifici, delle prestazioni sanitarie e del personale impiegato. Si ispira ai concetti direttori del sistema a padiglioni sparsi: ogni sezione di degenza, divisa per sesso e categoria nosologica, è isolata dalle limitrofe attraverso zone filtro adibite a servizi ed è dotata di percorsi di comunicazione verso le aree esterne attrezzate a giardino; grande importanza è data agli ambienti di rappresentanza e ai laboratori di ricerca scientifica. Il programma di Righetti è così lungimirante da essere proseguito dal suo successore Alberto Rezza, che porterà a compimento le opere rimaste ineseguite. |
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Archivio e contatti:
Sedi di conservazione:
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