Manicomio provinciale di Trieste

NOME ISTITUTO: Manicomio provinciale di Trieste (altre denominazioni: Manicomio di San Giusto, Manicomio Civico, Frenocomio Civico, Manicomio provinciale di S. Giovanni)
REGIONE, CITTÀFriuli Venezia Giulia, Trieste
INDIRIZZOVia Giovanni Sai, 34126 
Edificio già esistente Edificio ex novo
Dati Storici:

  • 1865: inizia il dibattito per la costruzione di un nuovo grande manicomio in territorio triestino tra le giunte provinciali di Trieste, Istria e Gorizia che tentarono di realizzare una grande struttura psichiatrica interprovinciale. Tale ipotesi viene accantonata quando la Provincia di Gorizia optò per un proprio autonomo nosocomio.
  • 1894: una Commissione viene incaricata dalla Luogotenenza viennese di predisporre i criteri base per il progetto di due manicomi (uno per le tre province, di 450 posti letti, e uno solo per la provincia di Trieste e d’Istria, di 250 letti). Nel 1894 dunque viene assegnato l’incarico della redazione di una sola grande struttura al trentino ingegnere Natale Tommasi, che propose la tipologia a padiglioni sparsi in un’ampia area verde, attenendosi sul piano funzionale ai modelli organizzativi open door. L’alto costo del terreno, richiesto dalla planimetria manicomiale proposta, comportò presto l’abbandono di questa seconda ipotesi.
  • 1897: Ettore Lorenzutti, direttore dell’ufficio comunale, redige un nuovo progetto che venne approvato con conseguente avvio dei lavori nel 1899.
  • Maggio 1902: approvazione da parte del consiglio di un nuovo progetto dell’architetto triestino Braidotti (il precedente progetto era stato accantonato a causa di un nuovo tracciato ferroviario che costrinse a cambiare l’area di insediamento e il progettista).
Stato attuale:

Oggi l’ex Ospedale Psichiatrico è significativo esempio di recupero, essendo stato oggetto di una quasi completa integrazione nel tessuto urbano tramite specifici accordi di programma grazie ai quali si sono ottenute:

  • La trasformazione della spina viaria centrale in strada pubblica
  • L’apertura della maglia viaria interna alla rete del trasporto pubblico con un capolinea di autobus
  • La collaborazione di Regione, Provincia, Comune, ASL e Università per la gestione del verde, oggi parco urbano molto frequentato
Ubicazione e architettura:

Il moderato sistema gestionale open door del manicomio triestino non richiese l’eliminazione del muro di cinta (come nel manicomio di Udine).

La disposizione generale dei padiglioni risultò fortemente influenzata dall’orografia del terreno che, anche per ragioni economiche, suggerì un’impostazione con asse centrale e sbancamenti per fasce parallele.

L’esito finale è un insieme di 40 edifici, raggruppati in tre grandi aree.

All’estremità meridionale, oltre alla portineria, venne collocata l’area con villini per degenti paganti, di prima e seconda classe, realizzati solo in parte e con rilevanti modifiche, e i padiglioni per i cronici, non tutti costruiti, in una prima versione organizzati in sequenza di quattro e secondo rigida maglia ortogonale quadripartita.

Nella fascia centrale Braidotti collocò gli otto edifici destinati alle cure dei pazienti: i padiglioni per l’osservazione, nei pressi dell’amministrazione e direzione; gli edifici per sudici e paralitici nell’area prospiciente la scenografica scalinata, a doppia rampa, per l’accesso al settore più alto del complesso. In questa porzione del manicomio venne proposta la tradizionale suddivisione dei reparti in base al sesso dei pazienti e alla gravità della malattia.

Nella zona a nord furono posizionati i fabbricati si servizio (centrale termica, cucina, lavanderia, teatro), con funzione di filtro tra settore a valle e area manicomiale a monte con due padiglioni dei pazienti tranquilli e il “Villaggio del lavoro”, piccolo borgo attestato attorno a una piazza centrale e alla chiesa.

All’interno delle 3 macro aree trovavano spazio micro-aree funzionali, come quella destinata ad accogliere la necroscopia e i due piccoli padiglioni per ammalati contagiosi in prossimità dell’uscita a nord, quasi per esorcizzare la malattia e la morte.

L’opzione per il moderato open door, che comportava l’assenza di recinzioni attorno ai padiglioni, risultò utopica proposta poiché, dopo il primo periodo di sperimentazione, a partire dal 1909 i tecnici dovettero rassegnarsi a costruire cancellate e inferiate.

Archivio e contatti:

Sede di Conservazione: Archivio di stato di Trieste
Indirizzo depositi: via La Marmora, n. 17 – 34139 Trieste

 

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