Ospedale neuropsichiatrico provinciale di Mantova

NOME ISTITUTO: Ospedale neuropsichiatrico provinciale di Mantova (altre denominazioni: Manicomio provinciale di Mantova, Ospedale psichiatrico Achille Sacchi di Mantova, Ospedale psichiatrico provinciale di Dosso del Corso, Ospedale psichiatrico provinciale di Mantova)
REGIONE, CITTÀLombardia, Mantova
INDIRIZZOVia dei Toscani 1, 46100
Edificio già esistente Edificio ex novo
Dati Storici:

  • 1860 ca. – 1910: Il dibattito sulla costruzione di un manicomio unico provinciale a Mantova ha una storia travagliata che si sviluppa nell’arco di diversi decenni compresi tra gli anni sessanta dell’Ottocento e il 1910, anno in cui viene decisa l’attuale ubicazione del complesso in zona Dosso del Corso.
  • 1867:  Le prime notizie relative l’internamento dei pazzi furiosi presso l’Ospedale grande di Mantova (Ospedale Civico) risalgono al 1756, mentre i matti innocenti vi sono ricoverati già dal 1642; dopo numerosi trasferimenti di sede, nel 1811 l’ospedale è collocato presso il convento di Sant’Orsola e con la riapertura della sezione manicomiale i dati relativi ai ricoveri diventano più precisi e documentati, anche grazie al “Piano provvisorio per l’assistenza e custodia dei pazzi accolti nell’Ospedale Civico di Mantova” del 1818. In considerazione però delle pessime condizioni igienico-sanitarie di tale sezione manicomiale, nel 1867 inizia la discussione sulla creazione di un nuovo ospedale esclusivamente psichiatrico: la costruzione è rinviata, l’ufficio centrale di assistenza rimane presso l’Ospedale Civile, mentre solo i bisognosi di cure speciali sono inviati al manicomio di S. Lazzaro a Reggio Emilia.
  • 1872: il 20 aprile la Deputazione istituisce una commissione di cui fanno parte l’ingegnere capo della provincia Gaetano Martinelli, due esperti di amministrazione, Antonio Pernetti e Cesare Bonoris, e due medici, Vincenzo Giacometti e Achille Sacchi. Nel settembre dello stesso anno interviene nel dibattito anche il noto alienista Carlo Livi, il quale suggerisce di non costruire un nuovo manicomio ma di stipulare una convenzione con l’ospedale di Reggio Emilia; di parere opposto sono però i due medici della commissione, che si fanno promotori di un nuovo istituto provinciale da costruire in località esterna alla città, prevedendo allo stesso tempo interventi per migliorare le condizioni dei malati psichici all’interno dell’ospedale civile mantovano. Anche in quest’occasione non è trovata una soluzione; il ruolo dell’Ospedale Civile è riconfermato con cambio di denominazione in “Manicomio di Mantova” il 14 dicembre 1874.
  • 1887: è costituita una nuova commissione speciale, composta dal medico alienista Giuseppe Viterbi e dagli ingegneri Gaetano Martinelli e Luigi Turchetti. Si assiste però a una nuova interruzione del dibattito fino al 1900, quando la deputazione riprende a studiare il problema, supportata da Augusto Tamburini, direttore della clinica psichiatrica dell’Università di Roma, che propone per la localizzazione il Comune di Goito (fondo Cinquefabbriche).
  • 1901: una commissione composta dallo stesso Tamburini, dai direttori dei manicomi di Bergamo e Brescia e dall’architetto Giovanni Giachi di Milano, definisce i principi fondamentali di un progetto di massima per l’ospedale, con tipologia a padiglioni separati e capacità di 400 posti letto, ma la Deputazione non ne è soddisfatta.
  • 1912: viene presentata una relazione alla deputazione dal relatore Settimio Magrini, segretario-capo dell’amministrazione provinciale, anno in cui è deliberata la costruzione del nuovo manicomio: dopo aver osservato vari istituti in Italia e all’estero, e forte dei pareri di numerosi psichiatri, il relatore prende a modello il manicomio di Gorizia, ritenuto il più moderno.
  • 1914-1930: costruzione del complesso.
  • 1931-1973: ampliamenti. Negli anni successivi all’apertura del manicomio sono gradualmente aggiunti altri corpi di fabbrica, rispettando le originarie piante a “H” dei padiglioni per ammalati.
  • 1973: per l’ospedale del Dosso inizia la riconversione e dal primo gennaio 1980 non vi si attua più alcun ricovero.
  • 2003-2012:  Dal 2003 il complesso è sottoposto a interventi di ristrutturazione e riuso dei vecchi padiglioni con aggiunta di nuovi edifici adibiti a diverse funzioni i padiglioni vincolati dalla Soprintendenza sono stati recuperati senza intaccare le volumetrie originarie, conservando i pavimenti, le altezze degli ambienti e l’aspetto esterno, fatta eccezione per la sostituzione degli infissi ammalorati con altri identici agli originali e per l’aggiunta di rampe per l’accesso ai disabili; la nuova suddivisione degli ambienti è ottenuta mediante pannelli mobili.
    Diversi edifici di recente costruzione occupano aree in precedenza di pertinenza del giardino, modificandone il disegno globale; in particolare l’edificio adibito ad asilo nido sorge sull’asse centrale del manicomio, tra la Direzione e i servizi generali. Altri edifici non appartenenti al complesso originario sono costruiti nella parte est dell’area (edifici 9 e 9A).
Stato attuale:

La struttura è stata adibita a una destinazione d’uso sanitaria. I soggetti proprietari sono attualmente l’ASL di Mantova e l’Azienda Ospedaliera Carlo Poma di Mantova.

Ubicazione e architettura:

La superficie complessiva è di 166 700 mq mentre la superficie edificata è di 13 500 mq. L’impianto è a padiglioni indipendenti, collegati da una viabilità interna geometricamente controllata. I corpi edilizi sono padiglioni a uno o due piani, con pianta a “H”, a “L”, a “U” e mistilinea. Le strutture in elevazione sono in muratura tradizionale, le travi e pilastri di cemento armato e gli orizzontamenti sono solai in cemento armato e laterizi. Le coperture sono capriate in legno, pannelli ondulati, a falde inclinate con tegole marsigliesi.

Nel febbraio 1914 viene presentato il Progetto di massima che propone: un manicomio di 580 posti letto, di cui trenta per dozzinanti, tipologicamente organizzato a padiglioni isolati nel verde, con annessa colonia agricolo-industriale e con una rigida distinzione dei sessi e degli alienati in base alla pericolosità.

L’ospedale è a pianta simmetrica. Il padiglione dei servizi generali è posto sull’asse centrale; a questo sono affiancati i diversi padiglioni. Si aggiungono poi il laboratorio, il padiglione degli infettivi, la colonia agricola e la sala comune.

I corpi di fabbrica sono 18: un padiglione della direzione-amministrazione, cinque padiglioni per uomini (accettazione-osservazione agitati e criminali, cronici, tranquilli, lavoratori), cinque per donne (con le stesse destinazioni), due padiglioni per paganti uomini e donne, il padiglione per le malattie infettive, quattro padiglioni destinati ai servizi generali e speciali (cucina, servizi centrali, cappella e camera mortuaria).

Negli anni seguenti, il progetto viene verificato su tre diversi terreni nei pressi della città, nel territorio di Goito e in quello di Volta Mantovana; infine, il Consiglio provinciale di Mantova ne delibera la costruzione nell’area del fondo Bigattera, con la convinzione che la quiete della campagna agevoli il recupero degli ammalati sconvolti dalla vita cittadina.

L’ingresso principale si apre sulla strada di Montanara: varcato il cancello, si accede all’edificio dell’Amministrazione attraverso un vasto spiazzo disegnato ad aiuole. L’asse longitudinale dell’impianto passa attraverso l’atrio di questo edificio principale. A ciascun lato del parco, separati tra loro da giardini, vi sono tre padiglioni per parte (uno per i tranquilli, uno per i cronici e uno per lavoratori), destinati a uomini e donne, mentre sull’altra estremità dello stesso sorge l’edificio della cucina e dietro il padiglione macchine-lavanderia con il relativo camino, alto 30 metri. In fondo è collocata la torre contenente i serbatoi dell’acqua potabile, in cemento armato. Alle due estremità, est e ovest, in posizione appartata, sono collocati il padiglione per gli affetti da malattie infettive e quello per il servizio necroscopico, collegato a un’uscita indipendente a poche centinaia di metri dal cimitero; in fondo vi sono le stalle.

Ogni padiglione è dotato di ambulatori, sala di soggiorno con cucina e acquaio, e bagni. Nel progetto le finestre sono aperte fino a terra e non più alte di un metro, protette da inferriate, mentre i pavimenti sono in legno, cemento, asfalto, linoleum; l’arredamento non è di bassa qualità.

Approvato nel 1914, il progetto è realizzato parzialmente; quando l’ospedale è inaugurato, il 28 ottobre 1930, lo stato di fatto del complesso è molto diverso dall’ideale progettato.

Dei 18 corpi di fabbrica previsti sono realizzati solo: il padiglione della direzione, i due padiglioni per uomini (uno per tranquilli e lavoratori e uno per osservazione e agitati), i due corrispettivi per le donne, l’edificio per le cucine e i retrostanti Servizi generali, le stalle, a ovest, e il servizio necroscopico, a est. Il manicomio non è delimitato da cinta muraria, ma da reti metalliche, e all’interno l’edificato è circondato da giardini e prati, attraversati da viali di collegamento tra i padiglioni. La palazzina centrale costituisce il cuore del sistema: qui hanno origine due viali di tigli lunghi 260 m, che portano ai servizi comuni e all’ingresso del complesso, intersecati da viali laterali di robinie sui quali sono disposti i reparti.

La prima fase dei lavori è compresa tra il 1915 e il 1922 circa, fino a quando la questione manicomiale diviene prerogativa dell’Amministrazione provinciale fascista che, nel 1925, la giudica non più urgente.

In seguito, con delibera provinciale (23 settembre 1927), si delibera la ripresa immediata dei lavori e la realizzazione di una nuova parte del progetto del 1914: il cambiamento è dovuto ai problemi sociali e di ordine pubblico scaturiti dalla crisi economica che, dalla seconda metà degli anni venti, investe la realtà agricola mantovana spingendo indigenti e vagabondi verso la città.

La mancanza di fondi necessari per il completamento del manicomio spinge il presidente della provincia a stipulare una convenzione con la Congregazione di Carità, che gestisce Castiglione delle Stiviere dal 16 luglio 1929: l’accordo prevede di affidare alla Congregazione sia il servizio di assistenza agli alienati sia i lavori necessari all’apertura della nuova struttura, mentre l’amministrazione provinciale si riserva di completare l’esecutivo ed esercitare la vigilanza nei confronti dell’ente. La convenzione stabilisce quindi che l’ospedale psichiatrico provinciale sia formato dalle due sezioni congiunte: solo nel marzo del 1940 la gestione del manicomio ritornerà a essere in toto della Provincia di Mantova.

Archivio e contatti:

Sede di conservazione: Archivio storico della provincia di Mantova
Indirizzo depositi: Viale Rimembranze 1/d, Mantova.

 

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