Ospizio di San Benedetto a Pesaro

NOME ISTITUTO: Ospizio di San Benedetto
REGIONE, CITTÀMarche, Pesaro
INDIRIZZO: Corso XI Settembre, 265-267-269, 61100
Edificio già esistente Edificio ex novo
Dati Storici:

  • 1824 – 1826: progetto sviluppato dall’ingegnere Angelo Pistocchi per il Monsignor Benedetto Cappelletti che vuole creare un asilo per mentecatti a spese della provincia di Pesaro e Urbino, sollecitato dai comuni e dai vescovi per creare locali adatti all’isolamento dei folli e porre fine agli scandali che provocavano nella città;
  • 1829: inaugurazione;
  • 1834-1839:  Pompeo Mancini e il Direttore Domenico Meli creano un secondo progetto manicomiale;
  • 1847-1850: Domenico Meli e il Direttore Enrico Joni creano ulteriori modifiche;
  • 1859-1871: ultimo e più importante progetto di ampliamento di Giuseppe Cappellini sotto la supervisione di Giuseppe Girolami, medico direttore del San Benedetto dal 1858 al 1871 e convinto assertore della funzione terapeutica-morale del manicomio. Nasce in questi anni l’idea del manicomio moderno, formato da padiglioni indipendenti connessi o meno da gallerie fuori terra, con annessa colonia agricola industriale, la concezione del malato mentale cambia e il San Benedetto entra in una fase di declino, soprattutto a causa della mancanza di spazi essendo dentro le mura e i danni di guerra subiti;
  • 1871: venne indetto un concorso a cui presentarono domanda 22 medici, tra cui Cesare Lombroso, giovane alienista di Verona, famoso anche all’estero per i suoi studi psichiatrici;
  • 1872: la guida dell’ospedale fu affidata all’eminente studioso della “nuova” psichiatria, che apportò miglioramenti delle condizioni igienico-sanitarie;
  • 1900-1974: ampliamento, demolizione e ricostruzione parziali;
  • 1929: la denominazione del manicomio provinciale fu modificata e da “Istituto manicomiale” diventava “Ospedale psichiatrico provinciale di S. Benedetto”;
  • 1962: fu aperto un Centro di Igiene Mentale che riusciva ad assistere i dimessi;
  • 1964: si adottò un sistema organizzativo per “settore”, sull’esempio che veniva dato dai francesi in quel periodo consistente nella divisione della provincia in sei aree di assistenza, in modo che l’équipe medico-sociale potesse seguire il paziente sia durante il ricovero sia dopo la dimissione. L’esperienza settoriale di Pesaro fu, con Varese, la prima in Italia;
  • 1974: (dopo Basaglia) ad oggi non c’è un vero e proprio progetto, si è passati dalla demolizione a tappeto al recupero funzionale della struttura.
Stato attuale:

Il soggetto conservatore attuale è l’Azienda sanitaria unica regionale – ASUR Marche. L’edificio è in stato di abbandono.

Ubicazione e architettura:

Il Monsignor Benedetto Cappelletti sceglie un’area sita al limite occidentale dell’abitato dentro le mura formata da un isolato oblungo occupato da una parte dal convento in rovina e dall’altra da un gruppo di 14 casupole in gran parte diroccate.

Tra il 1824 e il 1826 il progetto lo sviluppa l’ingegnere Angelo Pistocchi: un blocco a pianta irregolarmente rettangolare disimpegnato da due cortili di diversa ampiezza ed è diviso in tre quartieri o unità di degenza destinati rispettivamente agli uomini, alle donne e ai furiosi maligni. Le donne sono riunite in un unico blocco durante la notte mentre di giorno sono distribuite senza criterio negli altri locali per mancanza di bagni, refettorio e intrattenimenti, quindi un semplice reclusorio.

Inaugurato nel 1829, si rivela subito inadeguato per carenza di spazi e strutture terapeutiche

Tra il 1834 e il 1839 secondo progetto in cui alcuni edifici vengono demoliti, l’ala nord viene sopraelevata mentre la chiesa e l’ingresso sono spostati sul fronte ovest, i cortili ricevono una delimitazione più chiara.

Tra il 1847 e il 1850 un doppio corpo di fabbrica a L sostituisce le vecchie casupole completando il lato orientale degli uomini, inserendovi un quarto braccio porticato, prolungando l’ala sud del complesso, finendo per comporre un unico grande isolato.

Tra il 1859 e il 1871 più importante progetto di ampliamento di Giuseppe Cappellini sotto la supervisione di Giuseppe Girolami, separando i malati cronici dai guaribili, gli uomini dalle donne, riservando spazi per speciali esercizi ginnici intesi come cure fisico morali, e attrezzando locali specifici per la pratica terapeutica dei bagni a varie temperature. Il progetto prevede un raddoppio verso est del corpo di fabbrica a quattro piani, e il prolungamento verso sud dell’ala orientale, la forma e i caratteri dell’impianto a crociera e il recinto perimetrale disimpegnato da quattro cortili porticati. Struttura attraversata da reminescenze neoclassiche, nei volumi e nella planimetria, unità, ripetizione e semplificazione degli elementi lessicali si coniugano con la ricerca di una spiccata funzionalità. La struttura si può definire di custodia in quanto riunito in un corpo solo così da essere sotto il controllo medico.

Nel 1872 la guida dell’ospedale fu affidata a Cesare Lombroso che apportò miglioramenti delle

condizioni igienico-sanitarie, allestì sale di studio per i giovani medici e un gabinetto anatomo-patologico. Rese obbligatoria la scuola maschile all’interno dell’ospedale e istituì quella femminile. Tra le attività svolte dai ricoverati c’era quella tipografica.

Dal 1900 al 1974 ci furono piccole e medie migliorie: l’installazione dell’impianto di illuminazione a gas, la sistemazione dei servizi igienici, le suonerie elettriche di allarme, il servizio telefonico urbano. Furono costruiti i locali soggiorno dei “dementi tranquilli” e il pavimento nel dormitorio delle “agitate sudicie”

Archivio e contatti:

Sede di conservazione: archivio di Stato di Pesaro
Indirizzo depositi: via Neviera, n. 44 − 61121

 

 

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