Spedale de’ Pazzi di Fregionaia a Lucca

NOME ISTITUTO: Spedale de’ Pazzi di Fregionaia
REGIONE, CITTÀToscana, Lucca
INDIRIZZO: Via di Fregionaia – 55100
Edificio già esistente Edificio ex novo
Dati Storici:

  • 1773: Apertura da parte di Vincenzo Chiarugi, medico italiano, nella struttura già esistente (1262). Formata da due grandi chiostri affiancati per ospitare la riabilitazione dei folli;
  • 1850 – 1868: Giuseppe Pardini, architetto italiano, redasse una serie di progetti di ampliamento sulla base di monumentalità e solennità. La struttura è stata caratterizzata da studi su un modello di manicomio ideale strutturato nella forma di un microcosmo che, oltre a garantire le condizioni di salubrità e di tutela della società, riflette l’ordine e la gerarchia del mondo esterno. Trasmette armonia e serenità, simula la vita di famiglia e consente l’attività lavorativa. Gli aspetti ambientali e paesaggistici assecondano le esigenze della moderna pratica alienistica (orientata sul trattamento morale di Pinel e sul quello misto fisico e morale di Chiarugi). Vista la crescita costante di malati, gli ambienti dovevano prevedere una futura espansione posta all’esterno della città, anche per tutelare maggiormente la società;
  • 1877: Pardini propone un ampliamento del lato orientale affidando la direzione a Lorenzo Fambrini.
  • 1882: Fambrini porta a termine l’ampliamento, cambiandone alcuni aspetti, come gli elementi architettonici (membrature, ordini e elementi decorativi);
  • 1920: l’intero complesso viene riorganizzato;
  • 1999: cessa la sua attività.
Stato attuale:

Il soggetto conservatore attuale è l’archivio di Stato di Lucca.
Oggi l’imponente struttura e il parco circostante, in precario stato di conservazione, sono in attesa di una nuova destinazione.

Ubicazione e architettura:

Nel 1773 la struttura viene ubicata su un colle circondato da terreni, immersa nel manto verde e costituita da due grandi chiostri affiancati per ospitare la riabilitazione dei folli. La struttura era a doppio peristilio preceduto da un piccolo cortile con funzione di atrio di accesso e un cortile orientale assegnato alla sezione maschile e un settore occidentale femminile.

Dal 1850 al 1868 si mettono in pratica i progetti di Pardini: costruzione della grande esedra semicircolare destinata all’idroterapia, ampliamento del vecchio nucleo ricorrendo al sistema padiglioni sparsi ma riuniti da porticati e affiancati da ampi giardini. Crea due comparti simmetrici a est e ovest della struttura, comparti distinti, passaggi coperti da un accesso a quattro nuovi corpi di fabbrica, due per parte, destinati al ricovero degli alienati e distanziati tra loro da aree verdi, creano due corti aperte. La struttura si compone di due piani e ampie finestre in grado di assicurare un’areazione e un’illuminazione ottimale. La prima ad essere realizzata è l’ala ovest, quella femminile, con padiglioni a doppia T e i relativi portici trasversali di collegamento. L’impianto si sviluppa verso sud (per collocarvi uffici e alloggi degli impiegati) mediante la costruzione di alcuni padiglioni che vanno a racchiudere il chiostrino entro due ali in grado di conferire un aspetto monumentale a questo lato del complesso. Il reparto centrale era riservato ai degenti meno gravi (tranquilli) e gradualmente si giunge ai reparti più gravi fino ad arrivare ai furiosi.

Nel 1882 Fambrini porta a termine un ampliamento del lato orientale cambiandone alcuni aspetti, come gli elementi architettonici: membrature, ordini e elementi decorativi.

Nel 1920 l’intero complesso fu riorganizzato con la costruzione di vari fabbricati lontano dal nucleo principale.

Archivio e contatti:

Sede di conservazione: archivio di Stato di Lucca
Indirizzo deposito: succursale di via S. Donato n. 46 − 55100.

 

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