Manicomio provinciale di Cremona
NOME ISTITUTO: Manicomio provinciale di Cremona | ||
REGIONE, CITTÀ: Lombardia, Cremona | ||
INDIRIZZO: via San Sebastiano ,14 – 26100 |
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Dati Storici:
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Stato attuale:
Attualmente la proprietà è affidata a tre diverse istituzioni: ASL, AO e CRAL di Cremona. La prima possiede le portinerie dei padiglioni dell’asse centrale; la seconda gli stabili della fascia destra; la terza ha la proprietà dell’area retrostante al manicomio. Nei locali di proprietà dell’AO sono ancora ospitati i pazienti psichiatrici per lungodegenza, quindi continua una funzionalità ospedaliera molto simile a quella manicomiale precedente alla dismissione. Parte dell’ex area agricola ospita invece campi sportivi accessibili unicamente ai soci. |
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Ubicazione e architettura:
L’edificio presenta una planimetria a H; all’asse centrale dei servizi si affiancano due fasce laterali di padiglioni dove i pazienti venivano distribuiti in base al sesso e alla classificazione delle malattie mentali (agiati, tranquilli, semiagitati e agitati). È stato edificato in una zona distante poco più di un chilometro dal centro abitato, all’interno di uno dei corpi santi cremonesi (o aree cimiteriali) più antichi, a ridosso della chiesa dei SS. Fabiano e Sebastiano. Nel progetto iniziale non era presente una chiesa, forse veniva utilizzata quella adiacente al manicomio; solo successivamente verrà costruito un edificio sacro ma fuori dall’area manicomiale. La consulenza prima, e la direzione poi di Giuseppe Amadei influisce molto sulla distribuzione degli spazi del manicomio: egli mette in moto nel manicomio cremonese un parziale tentativo di adesione al metodo open door e del no-restraint. Prevede che il piano terra dei padiglioni per i malati tranquilli e i semiagitati fosse sempre organizzato in ampie stanze per lo svolgimento di attività manuali di gruppo. Non abolisce però il muro di cinta che separa tra loro i padiglioni. Nel 1910 viene costruito un padiglione esterno all’area manicomiale per l’osservazione dei malati prima dell’eventuale internamento; ne seguirà uno costruito all’interno dell’area manicomiale negli anni sessanta. La frammentazione del patrimonio complessivo dopo la dismissione del manicomio ha comportato interventi di recupero non omogenei. |
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Archivio e contatti:
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